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    Biografia✎

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    Un entusiasmante giro sulle montagne russe, dalla povertà alla ricchezza.
    Tre giovani ragazzi di Dublino hanno conquistato il mondo con una musica che nasce dal bagaglio emotivo delle loro vite difficili, elevato dall’amore per il pop, rock, hip hop e soul.
    In due anni hanno messo a segno una manciata di singoli di successo, tra cui We Cry, Breakeven e The Man Who Can’t Be Moved.
    The Script, album di debutto uscito nel 2008, è andato dritto al numero uno in Gran Bretagna e in Irlanda, vendendo quasi 2 milioni di copie in tutto il mondo. I tre hanno tenuto concerti negli stadi insieme agli U2 (i loro miti musicali), Take That e Paul McCartney.
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    Tornati in Irlanda dopo essere stati in giro per il mondo, hanno tenuto un concerto trionfale al Festival Oxegen davanti a 78.000 fan ed hanno vinto il premio per la "Miglior Performance Live" ai Meteor Awards 2010 (battendo proprio i loro mentori U2).
    Eppure Breakeven detiene il record di brano più lento nel raggiungere il successo nella storia del pop statunitense, avendo toccato la vetta della classifica radiofonica Adult Pop Song di Billboard dopo 40 settimane dalla pubblicazione. Il singolo ha totalizzato oltre 1,7 milioni download ufficiali soltanto negli Stati Uniti.

    Ma questo è il passato. I The Script hanno voltato pagina.

    L’ambientazione è uno studio di registrazione di Londra.
    Due giovani irlandesi ascoltano un’incisione. Il bel Danny O’Donoghue, dai capelli neri, è il carismatico cantante e tastierista dei The Script.
    Mark Sheehan, testa rasata, è il loquace e appassionato chitarrista. Il terzo membro della band, l’amichevole ma taciturno batterista e multi strumentista Glen Power, si trova in uno studio adiacente, intento a creare un ‘beat’. Danny e Mark non riescono a stare fermi. Saltano al suono della musica che irrompe dalle casse enormi, una miscela di ritmi hip hop, delicate melodie, motivi vivaci e testi toccanti, in cui la morbida voce di Danny svetta su ritornelli da cantare a squarciagola: è il nuovo album, Science And Faith, e la band ne è giustamente entusiasta.
    “Siamo passati dai piccoli locali ai teatri, dai festival agli stadi”, dice Mark. “Per noi che siamo una band nuova è un po’ uno shock suonare davanti a un pubblico così vasto. Sentiamo che dobbiamo toccare tutti, arrivare a ogni persona presente”.

    “Sono totalmente entusiasta di questo album”
    , dichiara Danny. “Siamo più sicuri del nostro sound, per cui abbiamo voluto perfezionare le nostre capacità compositive. Trovare l’essenza di quello che facciamo, canzoni che significhino qualcosa, che la gente vorrebbe sentir cantare a un concerto”.
    “Abbiamo dovuto pensare a chi siamo, cosa siamo e perché è importante”
    , prosegue Mark. “Partiamo dalla nostra esperienza e cerchiamo di ricavarne qualcosa di positivo. Vogliamo proprio centrare il bersaglio, con questo disco”.
    “Per me significa lavorare fino all’esaurimento” continua Danny. “Veniamo qui e cerchiamo di darci alla canzone emotivamente, spiritualmente, musicalmente e sotto il profilo dei testi. Quindi ce ne andiamo completamente esausti, e il lavoro è fatto”.
    La porta dello studio si spalanca e arriva il batterista Glen. “Ho finito quel pezzo, ragazzi!”, esclama. “Aspettate di sentirlo! Ho le vesciche alle mani!”.
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    I The Script sono sempre così, molto appassionati, sinceri e loquaci, con la tendenza a parlare l’uno sopra l’altro per la smania di esprimersi. Il viaggio verso il loro nuovo album è stato strano e tortuoso.
    Danny e Mark si sono incontrati ancora adolescenti a Dublino e si sono dati molto da fare per emergere, anche se tra i primi estimatori del loro incredibile songwriting c’erano nientemeno che gli U2. In qualche modo sono poi finiti negli Stati Uniti a lavorare come autori e produttori insieme a stelle dell’R’n’B come Dallas Austin, Teddy Riley e i Neptunes. Un incontro fortuito con Glen ha dato corpo alla loro idea di fare musica propria, e così il trio era completo.
    Durante la registrazione del loro album di esordio, Mark e Danny furono accomunati da un grande dolore: il primo perse la madre e il secondo il padre.
    Questa vicenda ha ispirato la canzone dolceamara The End Where I Begin, uno dei loro brani preferiti, anche dal vivo. Ha fatto seguito un’ascesa istantanea nelle classifiche mondiali ma, anche nel momento del loro massimo trionfo, hanno dovuto tenere a bada l’orgoglio, perché la loro natia Irlanda stava sprofondando in una devastante crisi economica, tra le più dure in Europa.
    Ed è lì che è iniziato il nuovo capitolo della storia dei The Script.
    “Tornavamo a Dublino vittoriosi, ma lì abbiamo trovato una dura realtà” ricorda Danny. “Aspettavamo il grande giorno in cui poter dire: alla fine ce l’ho fatta, ma eravamo circondati da persone che dicevano: “la mia vita è diventata uno schifo’”.
    “Incontravo gli amici che un tempo mi dicevano di trovarmi un lavoro vero per mantenere la famiglia e che mi pagavano una birra quando ero in crisi, ma ora la situazione si era radicalmente capovolta” ammette Mark.
    “Li sentivo parlare della perdita del lavoro o della separazione dalle loro mogli quando io avrei voluto raccontare ‘accidenti, abbiamo suonato con McCartney, siamo andati al numero uno in classifica’. Mi sono sentito in colpa”.
    “Quello che succede in Irlanda è rappresentativo di quanto sta accadendo nel resto del mondo” spiega Danny. “A Dublino vediamo persone che si sono conosciute nel periodo dello sviluppo economico e non sanno affrontare questa nuova situazione. La gente sta perdendo tutto. Il lavoro, le case, i mobili, così si ritrova a bere vino scadente, cenare per terra, alla luce di una candela, ed è come se si incontrasse per la prima volta. Non lo dico in senso negativo. Ci si trova messi a nudo di fronte agli altri. Quell’idea ci ha molto colpiti e così abbiamo scritto For The First Time. Ho pensato che potesse rappresentare ciò di cui volevamo parlare, anche emotivamente, che potesse essere un buon punto da cui partire. Il resto infatti è partito da lì”.
    Le canzoni sono nate senza difficoltà alcuna. Come Exit Wounds, che parla dei danni che le relazioni possono provocare; You Won’t Feel A Thing, sulle difficoltà che possiamo sopportare per proteggere i nostri cari. Nothing, su una telefonata straziante, in preda ai fumi dell’alcool, fatta a un amore perduto (“Ci siamo passati tutti”, dice Danny). Don’t Change A Thing, una porta aperta al possibile ritorno di una persona amata. E la title track Science And Faith, sul primato dell’amore nell’ordine universale.
    “Cerchiamo sempre di trattare gli argomenti con un certo ottimismo”, insiste Danny. “Parlare di emozioni complesse nel modo più semplice: è questa la sfida”.
    “Al primo ascolto, i temi delle canzoni possono sembrare deprimenti” aggiunge Mark. “Ma essendo irlandesi, in noi c’è sempre un fondo di speranza. Si tratta di acquisire le capacità per superare le cose. Noi irlandesi siamo così: per quanto le cose si mettano male, ci si tira sempre su e si va avanti”.
    I The Script sono autori di prim’ordine, e fondono testi profondi e sinceri con vivaci melodie. Hanno declinato numerose richieste di scrivere per altri (tra cui Beyoncé e James Blunt), preferendo invece concentrarsi sulla loro musica. “Siamo tre artisti che scrivono per sé, scriviamo insieme e sentiamo davvero quelle canzoni come parte di noi”, spiega Mark.
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    “Se ci fosse qualcun altro con cui vorrei scrivere, probabilmente sarebbe con noi nella stessa band”, sottolinea Danny. “Mi piace scrivere con loro due! È una sfida. Entri in studio e devi essere sveglio, perché questi qui sono bravi”.
    Si dichiarano ancora increduli che Paul McCartney li abbia invitati personalmente ad aprire una serie di suoi concerti negli stadi americani. “È stato pazzesco: amava le nostre canzoni, le conosceva, è venuto a vederci mentre suonavamo sul palco”, dice Mark. “Ha detto di averci scelti perché il nostro messaggio è molto umile e onesto. Noi non predichiamo: invitiamo la gente nel nostro mondo, nelle nostre esperienze, a immedesimarsi in noi. Ha pensato che parliamo di cose importanti”.
    Certamente per un cantautore non esiste riconoscimento più alto che ottenere "l’imprimatur” di uno dei Beatles. “Comunque mi vedo come qualsiasi altro ragazzo di Dublino”, ammette Mark. “Non penso di essere in chissà quale band. Entriamo in studio e facciamo musica che viene dal cuore. Riesco davvero a esprimermi in questa band, per quanto mi riguarda. Non cerco di cambiare il mondo, non cerco di guarire nessuno. Anche se la maggior parte di queste canzoni ha un effetto terapeutico su di me, per il fatto stesso che scriverle mi ha aiutato ad esternare i miei sentimenti. The End Where I Begin è una canzone toccante per noi che abbiamo perso i genitori e quando la suoniamo alla gente che ci chiede ‘avete proprio voglia di riaprire quelle ferite ogni sera?’, io rispondo sì, sinceramente. Mi preparo per quella canzone, ricordo a me stesso perché è stata scritta e di cosa parla, e poi la suoniamo. Eppure non è per niente difficile per me. Mi sento autorizzato. Sento che sto condividendo qualcosa in cui tutti si possono identificare: tutti hanno perso qualcuno, tutti possono capire da dove vengono certe sensazioni. E farlo mi fa stare bene”.
    “Sai cosa sono The Script?” chiede Danny. “rappresentano un viaggio che parte da un senso di devastazione che prende lo stomaco. Poterlo pensare, esprimerlo in parole, cantarlo, suonarlo con una band, affinché possa arrivare alle vostre orecchie, al vostro cervello, e voi possiate capirlo e riprovare quella sensazione è qualcosa di incredibile. Non c’è una formula matematica per ottenere questo risultato. Ma noi ci proviamo”.
    “La ricompensa è questa” dice Mark. “Pensare che una persona, seduta da qualche parte nella propria casa, possa ascoltare la nostra musica mentre sta soffrendo. Noi siamo la colonna sonora di quell'emozione, qualunque cosa stia succedendo nella sua vita… Per me questo è il più grande potere della musica. Ancora non riesco a credere che la gente possa scegliere il nostro disco. Perché anch'io faccio così: sto seduto in una stanza e scelgo una canzone per dare voce alle mie emozioni”.
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    © codice kita» thanks to Caeles♥


    Edited by kita» - 1/2/2016, 14:01
     
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